In Toscana si sono svolte le elezioni regionali. Colpisce la bassa affluenza al voto in una Regione che si è sempre distinta per impegno civico e partecipazione. Quando va a votare meno del 50% dei cittadini ci si interroga sulla nostra democrazia. Come sta cambiando rispetto al passato, cosa significa oggi essere democratici, è democratico non andare a votare?

Da preside, mi chiedo tutti i giorni come educare gli studenti su questi temi, come fare in modo che la scuola sia una palestra di democrazia. Al Marco Polo si è tenuto un confronto politico tra i rappresentanti delle liste che si presentavano alle elezioni regionali. Tutti hanno potuto esprimere le proprie idee ed ascoltare quelle degli altri. Ne è seguita una vivace discussione con docenti e studenti. Credo sia stato un bell’esercizio di democrazia. Ma non basta. La democrazia si pratica tutti i giorni.

E credo che sia rappresentata innanzitutto da tre parole: libertà, partecipazione, uguaglianza. Sono tre principi rispettati nella scuola di oggi? Non abbastanza.

Basta girare per le scuole per capire che studenti ed insegnanti non sempre si sentono liberi di poter dire quello che pensano. E questo mortifica la partecipazione perché non si ha fiducia che il nostro contributo possa cambiare le cose. In alcuni casi si ha addirittura paura di ritorsioni, da parte del dirigente scolastico o degli insegnanti stessi. Mille studi poi dimostrano che la scuola non riduce le disuguaglianze, anzi le riproduce e in alcuni casi le alimenta.

Da dove ripartire?

Credo dall’ascolto e dal rispetto degli altri, soprattutto quando esprimono posizioni diverse dalle nostre, quando dicono cose che ci danno fastidio. La democrazia si ricostruisce da qui. Se vince una parte politica diversa dalla nostra, se tanta gente non va a votare, se gli studenti ci dicono cose che non condividiamo, dovremmo rispettare, ascoltare e capire, invece di reagire chiudendoci e offendendo, come capita spesso. È un esercizio difficile, ma necessario, se non vogliamo creare un mondo mostruoso dove tutti la pensano allo stesso modo.