Sono intervenuto a un incontro sul benessere dei docenti a Rimini. Di benessere dei docenti non si parla. Figuriamoci praticarlo. Se va bene, si parla di quello degli studenti. Ma non va bene quasi mai. Perché adesso è di moda il ritorno alla sedicente scuola seria. Quella triste e grigia nella quale l’autorevolezza coincide con l’autoritarismo. In questa scuola, basata su ordine e disciplina, parlare di benessere significa cedere a istinti “buonisti”, nella convinzione che, per insegnare e apprendere bene, bisogna patire.
Alcuni invece pensano che il benessere vada promosso. A Rimini abbiamo discusso di come stiamo e di come potremmo stare meglio. Il quadro emerso è noto. Basta chiedere a studenti, insegnanti e Ata, che raccontano di sentirsi stanchi, stressati, annoiati. Gli studenti soffrono metodologie e programmi vecchi, carichi eccessivi di compiti e interrogazioni. Gli insegnanti lamentano il basso riconoscimento sociale e le mille molestie burocratiche. Tutti vivono una scuola che non appassiona, non libera, non consente di esprimersi. Così, quando gli studenti vanno all’Università e gli insegnanti in pensione, tutti vivono la fine della scuola come una liberazione. Che fare?
A Rimini si è posta una questione: «Oggi i presidi hanno un forte potere di condizionamento. Cosa si fa quando manca il dialogo con loro, quando esprimono atteggiamenti autoritari? Come difendersi dalla loro variabilità umorale e professionale?»
Le risposte sono due. La prima è una diversa selezione e formazione dei presidi. La seconda è la democrazia, studenti e insegnanti che si mobilitano per difendere le proprie istanze. Ma alcuni presidi (e Dsga) dovrebbero cambiare approccio. Non siamo i padroni della scuola. Siamo al servizio della nostra comunità. Avere maggiori responsabilità non significa che dobbiamo paralizzare e reprimere. Non facciamo prove di forza. Siamo tutti dalla stessa parte. Ascoltiamo le nostre fragilità, umane e professionali, e accogliamo quelle di docenti, studenti e Ata. Cerchiamo soluzioni condivise. Perché, comunque la pensiamo, se non stiamo bene tutti, non si potrà mai fare buona scuola.
25 Novembre 2024 alle 10:34
…. Presidi, docenti, studenti e Ata… Ecco. Questo è l’organico che deve compattarsi per creare una unità produttiva e coerente, un luogo di apprendimento non solo scolastico, ma esistenziale e formativo per una crescita responsabile dei ragazzi che entrano a farne parte…
Caro Preside, io la leggo sempre e rifletto sempre su quello che scrive su come va la scuola oggi e su quello che accade nella scuola di oggi..
Certe volte penso ad un ipotetico ragazzo che, una volta finita la scuola, affronta il periodo del primo lavoro. Non sempre tutto è rose e fiori, magari il datore di lavoro è impaziente ed esigente, poche le lodi e tante le critiche, magari i colleghi di lavoro non sono tutti disponibili alla amicizia e alla collaborazione, saltano fuori le invidie,i pettegolezzi, le gelosie …Chi non ha avuto esperienze del genere nella vita ? Allora il ragazzo che fa? Affronta il problema , lo risolve …. e cresce? Oppure vengono i genitori del ragazzo a parlare col datore di lavoro e magari a suggerire o pretendere soluzioni per tutelare il benessere del proprio figlio?
Che ai ragazzi si sia dato spazio e parola, la possibilità di dialogare col preside e con i docenti in piena disponibilità , senza il timore reverenziale di una volta , con la fiducia totale di potersi proporre serenamente ed aprirsi alla confidenza esponendo problemi, dubbi, difficoltà, incertezze, paure, delusioni è bellissimo. La scuola diventa comunità nel senso più profondo e sociale della parola, ma aver dato eccessivo spazio di intervento ai genitori ha creato problematiche immense in una interferenza dilagata e dilagante….
Si sparano giudizi soggettivi sui docenti vanificando spesso il loro impegno e dando credito a voci di corridoio, ci si lamenta di ingiustizie , di favoritismi… ma perchè? E’ vero tutto questo? E se lo è , i ragazzi non sono già grandi per poter parlare, difendersi e affrontare da soli le eventuali problematiche che vengono a presentarsi, o i problemi diretti che un organico compatto, interno e serio può cercare di risolvere o aiutare a risolvere?
In poche parole… si seguano sempre i nostri ragazzi facendo loro sentire la vicinanza della famiglia , ma crescano anche i genitori lasciando che la porta della scuola si chiuda dietro le loro spalle e li accolga come un ambiente sano per istruirli e per seguirli in un progresso di crescita culturale e sociale e per dar loro quella maturità che, come le ho già detto in una mia lettera, non è carta ma vita.
E credano nel bene che vuole fare la scuola. Nella scuola non si è mai soli, se non si sceglie di esserlo. E ci sono materie che il programma non prevede , ma fondamentali per crescere bene e per essere ottimi genitori di domani