«Preside, in questa classe non si riesce a lavorare. Gli studenti fanno troppa confusione. Bisogna prendere provvedimenti. Comunque io non li porto in gita. E credo nemmeno i colleghi». Frasi sentite mille volte.
Capita naturalmente che i ragazzi sbaglino. Cioè che abbiano comportamenti scorretti, di vario tipo e di diversa gravità. Ma troppe volte nella scuola si agisce per riflesso condizionato. Rapporti, convocazione delle famiglie, sospensioni, voti bassi in condotta. Insieme all’avvio di una lamentatio un po’ stucchevole su come sono cattivi i ragazzi di oggi e su come erano bravi quelli di ieri. Tutte cose che poi, nella maggioranza dei casi, non sortiscono effetti. Gli studenti continuano nei loro comportamenti scorretti. E quindi?
Quindi forse intanto dovremmo smetterla di agire per consuetudine. Gli studenti non sono tutti uguali. Quando fanno azioni sbagliate dovremmo cercare innanzitutto di capire cosa è successo, come è successo, perché è successo. E poi analizzare la loro particolare storia, comprendere le ragioni profonde che hanno ispirato il loro comportamento.
Ragioniamo in termini di efficacia. In una mia classe alcuni giorni fa siamo arrivati a 60 rapporti disciplinari in meno di due mesi. Sessanta. Mi domando: è utile riempire gli studenti di note? Non rischiamo di fare come il medico che, di fronte a un malato che non guarisce, invece di cambiare medicina, gli raddoppia la dose della stessa? Poi, se le note sono troppe, a un certo punto diventano medaglie. «Tu quante ne hai? Cinque? Sei un pivello, io ne ho dieci. L’altro giorno ho fatto andare fuori di testa un prof. È uscito dalla classe dicendo che non ce la fa più». Alcuni allenatori di calcio giovanile, dopo aver visto che le sanzioni ripetute non hanno efficacia, danno ai ragazzi difficili la fascia di capitano. Per metterli alla prova, per fare in modo che si assumano le loro responsabilità. E in alcuni casi il cambiamento avviene.
Riflettiamo. Le nostre regole funzionano? Perché alcuni nostri studenti non le rispettano? Quando far scattare le punizioni? E quali sono quelle che possono produrre un diverso modo di agire? Fermiamo la coazione a ripetere, smettiamo di mandare gli studenti simbolicamente “dietro la lavagna”, come si faceva un tempo. Apriamo invece un confronto tra noi stessi e con loro. Costruiamo un sistema condiviso di regole e sanzioni. Altrimenti finiremo presto in burn-out. Tutti, adulti e ragazzi.
25 Novembre 2024 alle 11:46
Presidi, docenti, studenti e Ata…. Ecco. Questo è l’organico che dovrebbe compattarsi per creare una unità produttiva e coerente, un luogo di apprendimento non solo scolastico, ma esistenziale e formativo per una crescita responsabile dei ragazzi che entrano a farne parte..
Caro Preside, io la leggo sempre e rifletto sempre su quello che scrive per come va la scuola oggi e per quello che accade nella scuola di oggi..
Certe volte penso ad un ipotetico ragazzo che, una volta finita la scuola, affronta il periodo del primo lavoro. Non sempre tutto è rose e fiori, magari il datore di lavoro è impaziente ed esigente, poche le lodi e tante le critiche, magari i colleghi di lavoro non sono tutti disponibili alla amicizia e alla collaborazione, saltano fuori le invidie, i pettegolezzi, le gelosie… Chi non ha avuto esperienze del genere nella vita ? Allora il ragazzo che fa? Affronta il problema, lo risolve .. e cresce? Oppure vengono i genitori del ragazzo a parlare col datore di lavoro e magari a suggerire o pretendere soluzioni per tutelare il benessere del proprio figlio?
Che ai ragazzi si sia dato spazio e parola, la possibilità di dialogare col Preside e con i docenti in piena disponibilità, senza il timore reverenziale di una volta, con la fiducia totale di potersi proporre serenamente ed aprirsi alla confidenza esponendo problemi, dubbi, difficoltà, incertezze, paure, delusioni è bellissimo. La scuola diventa comunità nel senso più profondo e sociale della parola, ma aver dato eccessivo spazio di intervento ai genitori ha creato problematiche immense in una interferenza dilagata e dilagante.
Si sparano giudizi soggettivi sui docenti vanificando spesso il loro impegno e dando credito a voci di corridoio, ci si lamenta di ingiustizie, di favoritismi.. ma perchè ? E’ vero tutto questo? E se lo è, i ragazzi non sono già grandi per poter parlare, difendersi e affrontare da soli le eventuali problematiche che vengono a presentarsi, o i problemi diretti che un organico compatto, interno e serio può cercare di risolvere o aiutare a risolvere?
In poche parole… si seguano sempre i nostri ragazzi facendo loro sentire la vicinanza della famiglia, m crescano anche i genitori lasciando che la porta della scuola si chiuda dietro le loro spalle e li accolga come un ambiente sano per istruirli e per seguirli in un progresso di crescita culturale e sociale e per dar loro quella maturità che, come le ho già scritto in una mia lettera, non è carta ma vita.
E credano nel bene che vuole fare la scuola. Nella scuola non si è mai soli, se non si sceglie di esserlo. E ci sono materie che il programma non prevede, ma fondamentali per crescere bene e per essere ottimi genitori di domani