In questi giorni, tra gli addetti ai lavori della scuola, si è aperta una discussione sulla mobilità dei presidi. O dirigenti scolastici, come ci chiamano adesso per farci credere più importanti. Ma la questione della mobilità riguarda tutti i settori. È giusto che una persona stia nello stesso posto per tanto tempo? Quale interesse bisogna tutelare prima, quello del diretto interessato, quello degli “utenti” o quello della comunità? E poi chi decide, si individuano meccanismi automatici o si lascia la scelta alla discrezionalità di qualcuno? Non è un tema secondario, come potrebbe sembrare. Si tratta di un fatto burocratico che rivela la nostra idea di società e definisce procedure che stanno alla base del funzionamento (o del malfunzionamento) di servizi fondamentali come quello della scuola, della sanità o della giustizia.
In questo momento in Italia i presidi vengono assegnati alle scuole con incarichi triennali, che si rinnovano di fatto automaticamente, anche per moltissimi anni, a meno che lo stesso preside non decida di andare via. In alcune regioni si sta decidendo di applicare una rotazione dopo un certo tempo. Nella scuola si parla di rotazione anche per gli insegnanti sulle classi. È un bene che gli studenti abbiano lo stesso professore per cinque anni?
Dipende, verrebbe da dire, un po’ per tutto. Se le cose funzionano, non si capisce perché interrompere un rapporto di fiducia. Se vanno male, sarebbe certamente meglio cambiare. Perché un preside o un insegnante incapace può fare molti danni sul breve periodo, figuriamoci sul lungo. Ma come decidere?
Ho a lungo riflettuto su questo, cambiando spesso idea. Oggi credo che sia il cambiamento che la continuità possano portare benefici e meritino lo stesso rispetto, ma le scelte devono variare da caso a caso e basarsi sulle persone, non su meccanismi automatici e vincolanti. Definiamo un periodo al termine del quale tutti veniamo sottoposti a valutazione da parte delle persone con le quali lavoriamo. Gli studenti abbiano la possibilità di esprimersi sui propri docenti e la comunità scolastica sul preside. Poi chi ha ruoli dirigenziali tenga conto di questi punti di vista e prenda le proprie decisioni, motivandole.
Qualunque scelta presenta dei rischi, ma preferisco affidarmi all’intelligenza e alla responsabilità delle persone piuttosto che alla stupidità degli automatismi burocratici.