Rispetto al Covid, il Governo ha sostanzialmente deciso che dal 1 settembre si ritornerà alla normalità. Decadranno tutti gli obblighi degli anni scorsi relativi a distanziamento, utilizzo di mascherine, ecc. ecc. e decadrà anche l’obbligo di vaccinazione per docenti e Ata. Vorrei vedere, verrebbe da dire. Sarebbe stato francamente ben strano che, di fronte a un Paese in cui tutti hanno ripreso la loro vita ordinaria, la scuola si chiudesse di nuovo in uno stato di emergenza, che ha già prodotto moltissime conseguenze, psicologiche oltre che fisiche.
Tutti si chiedono cosa succederà se però i contagi dovessero ricominciare a salire. È evidente che alcune misure andranno prese, ma forse si potrebbe cercare di evitare alcuni errori del passato. Provo a fare alcune proposte, tratte soprattutto dalla linea adottata in altri Paesi, linea che ho trovato più condivisibile di quella italiana.
1. Evitare gli allarmismi. Se nei mesi scorsi si fosse fatta una comparazione tra le tv o i giornali italiani e quelli stranieri, sarebbe saltato agli occhi che da noi il Covid era molto più spesso in prima pagina e occupava uno spazio enormemente maggiore. Alimentare la paura non garantisce maggiore sicurezza, anzi spesso, per una serie di motivi, la riduce.
2. Non interrompere mai le lezioni in presenza. Solo in Italia e in pochissimi altri Paesi è stato fatto, arrecando un danno enorme a ragazzi e insegnanti. Salvo il precipitare in situazioni da lockdown, la scuola in presenza dovrebbe essere sempre salvaguardata.
3. Quarantena solo per i casi positivi. La gestione dei casi positivi e dei “contatti” in Italia è stata folle, seminando il caos nelle Asl, nelle scuole, nei luoghi di lavoro con provvedimenti contraddittori e, di fatto, applicati in modo arbitrario. Bisogna trovare soluzioni efficaci, ma semplici. Come è stato fatto altrove, si può prevedere l’isolamento solo per i positivi e l’obbligo di mascherina per i “contatti”, definendo in modo chiaro chi è un contatto. E non obbligare a isolamenti lunghissimi persone che ci mettono molto tempo a negativizzarsi anche se stanno benissimo e non sono più “infette”. Dopo alcuni giorni, il cui numero viene definito dalle autorità sanitarie, si deve poter ritornare a scuola o al lavoro con la mascherina.
4. Mantenere al lavoro chi è contrario al vaccino, imponendo alcune misure di prevenzione quali l’obbligo di mascherina, come si è fatto in altri Paesi e anche in Italia per un certo periodo. In casi estremi si può valutare di assegnare ai lavoratori non vaccinati mansioni che riducano il contatto con altre persone. Ma trovo profondamente sbagliato sospendere lo stipendio a chi non intende vaccinarsi quando ormai è evidente che la possibilità di essere positivo e contagioso esiste anche per i vaccinati.

Se vogliamo restituire la scuola alla sua vita normale, serve essere razionali ed evitare di farsi prendere dalle emozioni. E servirebbe anche che, ogni tanto, le autorità politiche ascoltassero davvero chi sta tutti i giorni sul fronte prima di decidere. Perché le decisioni prese chiusi nel Palazzo sono spesso decisioni sbagliate.