Sabato scorso migliaia di famiglie, insegnanti e amministratori sono scese in piazza per chiedere la riapertura delle scuole. Ieri uno dei tanti (troppi) comitati di esperti ha indicato al Ministero alcune condizioni per la riapertura delle scuole, tra le quali ingressi scaglionati, distanziamento di un metro e obbligo di mascherine. Esprimo subito il mio pensiero. Se questa è la scuola aperta, meglio la scuola a distanza. Proviamo a ragionare in concreto. Le aule italiane sono mediamente di 40/50 mq. Se occorre tenere i ragazzi a un metro l’uno dall’altro, in un’aula entrano 10-12 studenti. Molte classi hanno tra i 25 e i 30 studenti. Quindi oltre metà dovrebbe stare a casa. Si sostiene che potrebbero collegarsi a distanza. Questo presuppone pc, webcam, microfoni e connessioni funzionanti in ogni aula e in ogni casa. Possibile solo in una minoranza di casi, realizzabile da qui a settembre in alcune scuole, irrealizzabile in altre. A spanne direi irrealizzabile in un terzo del Paese, per come sono messe le scuole e le case. Alla turnazione casa/scuola si aggiungerebbero ingressi scaglionati, con ulteriori complicazioni per l’organizzazione didattica e per gli orari dei mezzi pubblici. Poi c’è la questione mascherine. Ma davvero pensiamo che bambini e ragazzi tengano in modo corretto la mascherina per tutta la mattina? Anche durante la ricreazione? Anche quando vanno in bagno? Infine l’aspetto didattico. La scuola in presenza e quella a distanza hanno approcci molto diversi. Fare lezione con metà studenti in aula e metà a casa mescola situazioni differenti e rischia di creare più confusione. Senza contare che l’interazione di bambini e ragazzi con le mascherine e a un metro di distanza mortifica il valore dell’essere in presenza.
Proviamo a fare un ragionamento diverso. I contagi sono in continua discesa e, di questo passo, a fine giugno arriveranno a numeri irrisori. L’Italia ha riaperto tutto. In mezza Europa hanno riaperto anche le scuole. E siamo a maggio. Perché a settembre, cioè tra quattro mesi, non possiamo riaprire regolarmente le scuole anche in Italia? Magari investendo sui trasposti pubblici, per aumentare le corse ed evitare gli affollamenti che si vedono negli orari di ingresso ed uscita delle lezioni. In fondo la questione è semplice. Se non ci sono condizioni di sicurezza, meglio proseguire con la didattica a distanza pura. E’ una scuola di emergenza, ma ormai la conosciamo e abbiamo preso le misure. Se invece il virus fosse sotto controllo, riapriamo le scuole. Ma riapriamole davvero. Senza mezze misure ipocrite che darebbero solo l’illusione della scuola vera. Il territorio potrebbe contribuire, offrendo spazi per attività didattiche e culturali. A settembre ci attende una straordinaria occasione di rinnovamento. La scuola deve farsi trovare pronta, ma serve essere di nuovo tutti in presenza.