Questo anno scolastico tumultuoso e drammatico volge al termine. Sta per iniziare l’ultimo rito, quello degli scrutini in cui si assegneranno le valutazioni finali. Sarà però un rito diverso dal solito. La consapevolezza che praticamente tutti verranno promossi eviterà le classiche discussioni tra gli insegnanti e ridurrà l’ansia dell’attesa tra gli studenti e le famiglie. Ma non mancano le questioni da affrontare. Intanto va detto che, pur comprendendo la ratio della norma per i disagi legati al Coronavirus, l’ammissione alla classe successiva di studenti che non hanno fatto nulla nel corso dell’anno e che magari non hanno partecipato nemmeno alla didattica a distanza, risulta poco comprensibile. Non sono molti, ma in quei casi ci si domanda se si sta facendo davvero l’interesse dei ragazzi stessi. Per il resto si discuterà di voto di comportamento e di quante insufficienze assegnare. Scelte non facili perché sono da fare al buio, senza alcuna chiarezza su quanto succederà a settembre. Forse potrebbe essere ragionevole, nel quadro in cui ci troviamo, assegnare la sufficienza agli studenti in presenza di carenze leggere e mantenere soltanto le insufficienze gravi. Anche per evitare di ritrovarsi a settembre, noi e i ragazzi, con un numero ingestibile di materie da recuperare e di attività da mettere in campo. La partita poi si sposterà sul prossimo anno scolastico. Serviranno idee e progetti su come ripartire, sul ripensamento della didattica e sulla programmazione di contenuti e attività. Più in generale dovremo riflettere su come cambiare davvero la nostra scuola alla luce di quello che è successo. Un’altra questione che ci preoccupa in questi giorni sono gli scrutini in modalità online. Gli scrutini sono maratone dalle 8 di mattina alle 20 la sera. Gli imprevisti potrebbero essere molti, non solo legati alla connessione. E gestire quegli imprevisti a distanza potrebbe creare non pochi problemi.
La chiusura dell’anno scolastico senza potersi ritrovare con studenti e con insegnanti è davvero triste e stride con l’immagine dell’intero Paese che riapre. Però la soluzione di riaprire le scuole per l’ultimo giorno di lezione non appare opportuna. Si potrebbe avanzare invece un’altra proposta ugualmente efficace. Perché non organizzare in modo diffuso cene di classe di fine anno tra studenti e insegnanti, magari all’aperto? E perché anche il dirigente scolastico, il personale docente e il personale Ata non potrebbero incontrarsi, sempre a cena, per un momento conviviale? Sarebbero occasioni per ritrovarsi in sicurezza e condividere i pensieri e le emozioni di questo periodo. Una sorta di saluto finale in presenza che recuperi il senso della normalità e sia di buon auspicio per la riapertura delle scuole a settembre. Sono piccoli segni. Ma forse è da questi piccoli segni che dovremmo provare a ripartire.