La scuola è uno spaccato della società dove capita di incontrare alcuni degli atteggiamenti più diffusi. Tra questi, l’obbedienza e l’antagonismo. Così si vedono ragazzi che fanno tutto quello che dicono i professori e insegnanti che accettano qualunque decisione dei presidi, anche le più umilianti. Poi ci sono studenti che si oppongono a tutto, “a prescindere” direbbe Totò, ripetendo, ad esempio, le occupazioni come fossero eventi stagionali. E ci sono professori che alzano la mano solo per dire che non sono d’accordo, perché hanno bisogno di dimostrare a loro stessi e agli altri che non sono “servi del potere”. Sembra difficile ragionare con la propria testa, esprimere in modo libero il proprio accordo o disaccordo senza essere condizionati da chi si ha davanti. Quelli che dicono sempre “Sì” e quelli che dicono sempre “No” rappresentano due forme di conformismo che si assomigliano molto. A scuola dovremmo combatterle e lavorare sull’autonomia di pensiero. Solo che, per poter insegnare a diventare autonomi, bisogna che prima noi adulti impariamo a esserlo.