In questi giorni si consuma il rito degli scrutini del primo quadrimestre. Una cosa colpisce, tra le tante. Nelle classi terminali delle scuole medie e superiori, quando ci si aspetterebbe un maggiore impegno da parte degli studenti che dovranno sostenere un esame, crescono invece i voti bassi e le assenze. Apparentemente senza un perché. Alcuni ragazzi (non tutti, fortunatamente) vagano per le aule demotivati, distratti, svagati. Quando entrano. Perché le “forche” individuali e collettive sono sempre più frequenti. Gli adulti si dividono tra chi pensa di avere di fronte debosciati che non hanno voglia di far nulla e chi li considera fragili vittime di perenni stati d’ansia, incapaci di affrontare le prove della vita. La verità è che ci abbiamo capito poco. E chiedere a loro di solito è inutile. Ti guardano con l’aria annoiata e un po’ scocciata, come se li stessi disturbando. E non rispondono. Al massimo, qualcuno dice: «Boh, non so nemmeno io cosa succede. Mi è passata la voglia». «Sapessi a me», verrebbe da rispondergli. Ma forse è meglio di no.