La parola “progetto” esprime un concetto affascinante. Fa pensare a un’idea, a un pensiero, a obiettivi da raggiungere. Eppure il mondo della scuola comincia a odiarla. Siamo tutti persi in una miriade di progetti e davvero non ne possiamo più. Inseguendo i mille rivoli di finanziamenti locali, nazionali, europei, siamo finiti in una palude burocratica kafkiana, piena di regole e procedure spesso senza senso e con tempi che non corrispondono alle necessità della scuola. Sarebbe l’ora di fermare questa deriva. Chi dispone di risorse dovrebbe evitare di distribuirle a pioggia nel tentativo di accontentare più gente possibile e valorizzare solo idee originali e significative. Ma anche le scuole dovrebbero smetterla di rincorrere tutti i bandi in circolazione, sottraendo tempo alla didattica e alle relazioni. I progetti sono importanti, ma a condizione che siano in numero limitato e che ci aiutino a rafforzare la nostra identità. Altrimenti rischiamo di trasformare le scuole in progettifici e smarrire il senso di quello che facciamo.