Siamo tutti scossi dalla drammatica storia di Corinaldo, con tanti ragazzi morti o feriti in una discoteca. Personalmente mi inquieta l’idea che oggi un genitore non sappia dove mandare la sera il proprio figlio per stare tranquillo. E mi turbano le scene quotidiane di giovani che escono dai locali barcollando e vomitando. Non si tratta di fare del facile moralismo. Né di ignorare il piacere della trasgressione. Il problema è un altro. E nasce quando c’è dipendenza, quando il divertimento passa solo per la ricerca dello “sballo”, quando gli unici posti per adolescenti sono quelli in cui ci si stordisce con musica ad alto volume, alcool e droghe. Lì non c’è piacere autentico. E lì qualcuno fa affari sul rimbambimento dei nostri ragazzi. Sarebbe l’ora di dirlo. E di aiutare i nostri figli a capirlo. La questione è ampia e non riguarda solo le discoteche. Ma certamente sulle discoteche serve una riflessione. Sugli orari, sugli spazi, sui decibel. E poi sarebbe importante discutere tutti insieme, adulti e ragazzi, su cosa intendiamo per divertimento.