«Buongiorno preside, ho saputo che c’è finalmente qualcosa per noi». «Non capisco». «Il bonus per gli insegnanti». «Ah sì, è vero». «Con gli stipendi che abbiamo, ce n’è proprio bisogno. Quando ci viene dato?». «Forse non ha capito. Il bonus non è per tutti». «Ah, no? E per chi è?». «Si chiama bonus perché è un premio per gli insegnanti buoni e meritevoli». «Ma io sono un buon insegnante». «E chi me lo dice?». «Glielo sto dicendo io. Non si fida?». «No». «E cosa posso fare per dimostrarglielo?». «Dovrebbe intanto studiare il RAV». «E cos’è?». «E’ la base del PTOF». «Senta, non so cosa siano il RAV e il PTOF». «Ecco, appunto, lei non sa nulla e non può avere il bonus». «Ma sono preparato, spiego bene e ho un buon rapporto con i ragazzi. Non basta?». «No». «E cosa serve?». «Serve intanto condividere le priorità della scuola. Le conosce?». «No, ma saranno le solite cose. Più inclusione, meno dispersione, ecc. Ho indovinato? Posso avere il bonus?». «No». «Scusi professore, ma lei è di ruolo o è un supplente?». «Sono un supplente». «Allora non ha diritto al bonus, mi spiace». «E perché?». «Perché evidentemente non è un buon insegnante, altrimenti sarebbe di ruolo». «Ho capito, quindi il bonus è per chi è già un buon insegnante?». «Sì». «E non posso diventarlo?». «Lo diventa quando entra di ruolo. Per ora non lo è, quindi niente bonus. Mi pare logico, si rassegni». «Buongiorno, preside. Sono entrato in ruolo, adesso posso avere il bonus?». «No». «E perché?». «Prima deve dimostrare di saper migliorare la scuola». «E come si fa?». «Ci sono degli esperti che stanno cercando dei criteri». «E come li cercano? Hanno un fiuto particolare?». «Non faccia lo spiritoso. Sanno come fare. Quando li avranno trovati, capiremo se lei è un buon insegnante. Forse».