Conosco e stimo Annalisa Savino, collega e amica. Dopo l’aggressione agli studenti del Liceo Michelangiolo di Firenze, ha ritenuto di esprimere con una lettera la preoccupazione per il riemergere di una violenza di matrice fascista e l’invito a non rimanere indifferenti. Una lettera che qualcuno ha ritenuto doverosa, altri legittima, altri ancora, come il ministro Valditara, impropria. Personalmente l’ho condivisa e sono rimasto turbato dall’intervento di un ministro che critica pubblicamente una preside senza aver espresso vicinanza allo studente picchiato e alla sua scuola.

Con il ministro sono d’accordo su un punto: a scuola non si fa propaganda politica. Ma politica sì. Tutti noi la facciamo ogni giorno con i nostri atti e le nostre parole. Il confine è fondamentale. In una scuola pubblica ognuno deve poter esprimere liberamente il proprio pensiero e la propria idea di educazione. Annalisa Savino lo ha fatto. Si può essere d’accordo o non d’accordo con lei, ma occorre rispettarla, altrimenti, se si ritenesse che abbia fatto propaganda politica, bisognerebbe sanzionarla. Valditara ha scelto di non farlo. Prendo questa come una buona notizia, l’accettazione di una scuola plurale.

Rimane la questione del fascismo, che affronterei a partire dall’idea di democrazia, per definire il perimetro del confronto civile tra posizioni diverse. Un perimetro che richiede tre condizioni, a mio avviso. Che i partiti e i movimenti giovanili di destra dicano con chiarezza che le proprie idee non hanno nulla a che vedere con l’ideologia fascista. Che la sinistra eviti di considerarsi portatrice del Bene contro il Male, manifestando intolleranza verso chi esprime posizioni di destra anche quando non sono assimilabili al fascismo. Che tutti condannino la violenza, da qualunque parte provenga, senza se e senza ma. A partire da queste premesse, potremmo ritrovare il senso di una comune appartenenza a una società democratica e naturalmente antifascista, considerando che dobbiamo la nostra libertà a chi ha combattuto quel regime.

Anche la scuola deve fare la sua parte. Creando contesti in cui tutti gli studenti e i docenti, di destra e di sinistra, possano sentirsi accolti e dimostrando con i fatti che rispettiamo chi non la pensa come noi perché crediamo che il valore stia nella diversità, non nel pensiero unico. Confido in una scuola e in una società democratiche, dove possano convivere, confrontarsi e dissentire, senza censure, le Annalisa Savino e chi, come il ministro, non scriverebbe lettere come le sue.