L’educazione dei ragazzi è nelle mani degli adulti. Ma gli adulti sono tanti e non è facile orientarsi.
Ci sono insegnanti che hanno da finire il programma e insegnanti per cui il programma non esiste.
Quelli con mille voti e quelli ai quali i voti mancano sempre.
Quelli per cui i ragazzi hanno sempre torto e quelli per cui hanno sempre ragione.
Quelli che dicono “non mi ascoltate mai”, ma poi non ascoltano mai gli studenti.
Quelli che non mettono più di sette e quelli che non danno insufficienze.
Quelli che “il prof sono io, voi dovete stare al vostro posto” e quelli che sono amici dei ragazzi.
Quelli che si mettono in discussione e quelli che da trent’anni fanno sempre la stessa lezione.
Quelli che si fidano e quelli che “degli studenti non c’è mai da fidarsi”.
Quelli che si emozionano e quelli che entrano in classe già stanchi e nervosi.
Quelli che guardano i ragazzi per capire come stanno e quelli che alla fine dell’anno non si ricordano nemmeno i loro nomi.
Quelli che se gli studenti non studiano se la prendono con gli studenti e quelli che se la prendono con loro stessi.
Quelli che si sentono bravi insegnanti se danno tanti compiti e quelli che si sentono bravi insegnanti perché non danno compiti.
Quelli che quando sbagliano chiedono scusa e quelli che non sbagliano mai.
Poi ci sono i genitori.
Quelli che ricevono messaggi dai figli durante le lezioni e chiamano subito il preside.
Quelli che stanno dalla parte dei professori e quelli che “mio figlio dice sempre la verità”.
Quelli che apprezzano, quelli che protestano e quelli che non si vedono mai.
Quelli che “glielo dica lei perché a me non mi sente” e quelli che “lei non si deve permettere, a educare mio figlio ci penso io”.
Quelli che mandano i figli con il cellulare, ma poi chiedono alla scuola di ritirarglieli.
Quelli che rispettano il lavoro degli insegnanti e quelli che “io ho la quinta elementare, ma non è così che si spiega”.
Quelli che “non è possibile che mio figlio abbia l’insufficienza, studia tanto ed è bravo, lo dice pure quella che gli fa ripetizioni”.
Quelli che dicono “Non alzi la voce con me!”, ma lo fanno urlando.
Quelli che “mio figlio capisce poco, però anche lei…”.
Forse aveva ragione il compianto Battiato. Ci manca un centro di gravità permanente. Cari insegnanti e genitori, lo troviamo?