Le recenti elezioni politiche segnano un importante punto di svolta e indicano che l’opinione pubblica chiede a gran voce un profondo rinnovamento morale e culturale della società. Da cittadino e da preside di una scuola fiorentina sento la responsabilità di dover raccogliere la sfida che proviene dai risultati elettorali, cercando di interpretare un tempo segnato da rapidi cambiamenti e da forti disagi. Un tempo nel quale i personalismi, le intolleranze e i qualunquismi rischiano di soffocare le intelligenze. Per questo credo sia importante che ognuno di noi provi a fornire il proprio contributo di idee e di proposte. Nel mio piccolo ne avanzo una, quella di trasformare le nostre scuole in “Scuole del Popolo”. Di cosa si tratta?
Per provare a spiegarlo, partirei dal modello delle Case del Popolo, un’esperienza straordinaria, nata a cavallo del 1900 e ancora viva in molte realtà. Le Case del Popolo sono state e sono luoghi di aggregazione sociale e politica, dove alcune associazioni svolgono le loro attività e persone di generazioni ed orientamenti diversi si ritrovano per discutere e fare delle cose insieme. Rappresentano quindi luoghi preziosi per tessere relazioni, sviluppare uno spirito solidale, favorire la crescita civile e culturale. Le Scuole del Popolo vorrebbero recuperare il clima delle Case del Popolo, ma anche richiamare lo spirito delle scuole popolari di un tempo, che si ritrova in esperienze come quella di Don Milani. Una scuola che si preoccupa di fare educazione rimanendo collegata al proprio contesto sociale ed economico, che cerca di valorizzare i talenti prestando un’attenzione particolare agli ultimi, a chi ha più bisogno. Ma come funzionerebbero in concreto le Scuole del Popolo?
L’idea nasce dalla volontà del Governo di tenere aperte le scuole tutto il giorno, che sostanzialmente trova tutti d’accordo. Perché non c’è dubbio che le scuole siano una risorsa straordinaria ma poco utilizzata dal territorio. Per questo propongo un vero e proprio Patto Sociale per la creazione di Scuole del Popolo. Tenere aperte le scuole fino a sera mettendole a disposizione gratuitamente di soggetti pubblici o privati, che, per le loro attività, potrebbero fruire dei nostri spazi e delle nostre risorse (aule, laboratori, computer, libri, ecc.) in cambio di servizi. Quali? Provo a fare alcuni esempi concreti.
Una associazione che insegna italiano agli stranieri potrebbe accogliere gratuitamente nei propri corsi gli studenti stranieri della nostra scuola. Lo stesso potrebbe fare una scuola di danza o di musica o di teatro. Aziende potrebbero offrire borse di studio o fornire servizi alla scuola (una copisteria potrebbe curare il materiale promozionale, una società informatica realizzare il sito web, ecc.). Un’associazione di psicologi potrebbe aiutarci ad attivare sportelli di ascolto e consulenza. Un sindacato potrebbe far crescere la cultura del lavoro e della difesa dei diritti. Una cooperativa o un’associazione umanitaria potrebbero promuovere la sensibilità sociale. Naturalmente i soggetti esterni non si sostituirebbero alla scuola, ma porterebbero un valore aggiunto, contribuendo a mettere in campo un modello di educazione permanente in stretta collaborazione con le istituzioni.
La proposta delle Scuole del Popolo ha in fondo l’obiettivo di ricostruire un senso di comunità a partire dalla scuola, un luogo significativo per tutti, insegnanti, studenti, genitori. Per questo a me sembra bellissima l’immagine di una scuola piena di vita dalla mattina alla sera, nella quale si incontrano anziani e giovani, italiani e stranieri, ricchi e poveri, colti e analfabeti e tutti mettono a disposizione degli altri la propria storia e la propria esperienza. Una scuola dove tutti i giorni la società si racconta. Le Scuole del Popolo rappresentano una strada difficile e affascinante, che cerca di rileggere in chiave moderna esperienze passate e presenti per avviare un nuovo modello culturale e sociale. Si potrebbe partire con il nuovo anno scolastico. Proviamo?