La scuola la fanno soprattutto gli insegnanti e gli studenti. Tutti gli altri siamo comprimari. A cominciare dal preside. Eppure in questi giorni, in cui la macchina della scuola si mette faticosamente in moto, va detta una cosa. Quella macchina non potrebbe mai funzionare se non ci fossero tante persone di cui non si parla mai abbastanza. I vicepresidi, le “figure di sistema”, il personale Ata. Dietro il funzionamento di un anno scolastico c’è un gran lavoro. Che non viene visto. E non viene riconosciuto come si dovrebbe.
Collaboratori scolastici che sistemano ambienti, puliscono aule, rimettono a posto banchi, aggiustano mille cose. Personale amministrativo che accoglie studenti e famiglie, recluta personale, fa acquisti, si occupa di bilancio, svolge infinite procedure burocratiche sotto la guida del direttore amministrativo. Poi c’è chi ripara computer, chi prepara l’orario, chi si occupa di orientamento, chi progetta le attività di PCTO, chi segue i ragazzi con disabilità o Dsa, chi scrive i progetti.
E infine ci sono i vicepresidi. Che fanno davvero di tutto e si occupano di cose che non vuole fare nessuno. Scrivono circolari, risolvono beghe, ascoltano lamentele. Soprattutto sono sarti che tessono relazioni e gestiscono i conflitti tra tutti. Preside, insegnanti, studenti, genitori, Ata. Sono la cabina di regia da cui dipende gran parte del buon andamento di una scuola. Nessuno ha un ruolo così importante. I vicepresidi non hanno orario. Sono i primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via. Lavorano di giorno e di notte. E nei fine settimana. Se si vuole avere l’idea di una scuola, se si vuole davvero capire se funziona o non funziona, basta conoscere i vicepresidi. Fate caso a quando ricevono, misurate quanto tempo ci mettono per rispondervi e risolvere un problema, guardate se sono gentili o scortesi.
Ecco, nella scuola dovremmo ricordarci più spesso dei tanti attori non protagonisti. Quelli che consentono ai protagonisti di fare al meglio il proprio lavoro ed “esibirsi sul palcoscenico dell’educazione”. Se potessimo mettere una telecamera dietro le quinte, vedremmo benissimo come stanno le cose. Specialmente in queste settimane frenetiche. Per questo desidero ringraziarvi di cuore a nome di tutti quelli che vanno in scena. E che non potrebbero mai farlo se prima voi quella scena non l’aveste allestita.