Continuano ad arrivare storie di ragazzi in difficoltà. Non sono le uniche che capitano, ma forse sono quelle che ci aiutano a leggere meglio il periodo che stiamo vivendo.
Bussa una mamma. «Buongiorno preside. Vorrei parlarle di mia figlia. Da circa un mese soffre di attacchi d’ansia. Il suo disagio non è legato alla scuola, ma anche qui a volte non ce la fa e mi chiede di venirla a prendere. È tranquilla solo quando è a casa con me. Per questo le chiedo se sia possibile attivare la didattica a distanza». «Noi lo facciamo solo in caso di positività al Covid o per ragazzi con patologie che prevedono lunghe degenze. Ma non è un fatto burocratico. Credo che la Dad per sua figlia sia sbagliata. È importante che lei affronti le sue difficoltà, che stia in battaglia a combattere i suoi fantasmi. Se, appena sta male, lei la riporta a casa, sua figlia rischia di adagiarsi nella sua “zona di comfort” e le sarà sempre più difficile ritrovare la normalità. Per i ragazzi è fondamentale rimanere agganciati al treno della scuola, che per loro è uno dei treni della vita». La madre accoglie serenamente questa strada. Per rassicurarla, aggiungo che il giorno dopo avrei parlato con la figlia. Quando la chiamo, è tranquilla. «Mi racconti cosa ti sta capitando?». «Non sto bene. Oggi, per esempio, ho vomitato sul bus che mi porta a scuola. Ma adesso va meglio». «Sai come è iniziata questa storia?». «Forse da un incidente. Ero in auto con i miei parenti e un’altra macchina ci è arrivata addosso. Non ci siamo fatti nulla, ma mi sono molto spaventata. Mi sono venuti un po’ di pensieri e poi gli attacchi d’ansia. Ora vado da una psicologa. «So che a scuola ti trovi bene. Per questo è importante che continui a venire. Rimanere a casa ti farebbe stare apparentemente meglio, ma non ti aiuterebbe davvero». Annuisce. «Se poi hai bisogno di uscire dall’aula, fallo pure. Ti prendi il tuo tempo e poi rientri in classe. Per qualunque cosa, hai la tua famiglia e i tuoi insegnanti. E puoi bussare a questa porta quando vuoi. La scuola è casa tua. Momenti di difficoltà capitano, ma si possono superare».
Siamo rimasti d’accordo così. Vedremo come andrà il suo percorso. Ma è importante che restituiamo ai ragazzi il protagonismo della loro vita. Noi adulti dobbiamo esserci. Ma rimanendo un passo indietro. Senza sostituirci a loro e senza tenerli sempre per mano.