Oggi si fa un gran parlare di valutazione. Degli studenti, dei docenti, dei presidi, della scuola. Finalmente, verrebbe da dire, perché in Italia certamente manca una cultura della valutazione. Nella mia scuola abbiamo sottoposto un questionario agli studenti. Hanno detto che sono più o meno soddisfatti di tutto tranne di come vengono valutati. Lamentano che le valutazioni sono sbagliate, poco chiare, frutto di pregiudizi o “preferenze”. In un’altra indagine la quasi totalità degli studenti sosteneva che “gli insegnanti si fanno all’inizio un’idea dei ragazzi e poi non la cambiano più”. E questo forse vale a tutti i livelli. Potremmo allora metterci d’accordo su alcune cose. Innanzitutto chi valuta ha il dovere di spiegare i criteri che utilizza. E dare la disponibilità ad essere valutato a sua volta. Poi ci sarebbe da chiarire cosa si valuta. Troppo spesso valutiamo le persone sulla base delle carte e siamo condizionati da quello che sono o da quanto è successo in passato. Invece dovrebbe contare solo quello che fanno. Tenendo conto però dei livelli di partenza. Premiare chi compie i maggiori progressi, e non solo chi fa la prestazione migliore, potrebbe essere un modo per cambiare davvero la scuola.