In questi giorni migliaia di famiglie, alla ricerca della scuola migliore per i propri figli, partecipano agli Open Days. Purtroppo a volte si tratta di messinscene, nelle quali si esibiscono i pregi e si nascondono le mancanze, un esercizio di marketing per accaparrarsi qualche iscritto in più. Ma l’obiettivo non dovrebbe essere quello di vendere un prodotto cercando di fare numero a tutti i costi. E nemmeno quello di sciorinare banali descrizioni dei propri indirizzi di studio. Servirebbe invece un confronto aperto sulle idee che abbiamo di educazione, una competizione sulle visioni di società e di futuro. Così da offrire al territorio una pluralità di modelli, interpretazioni differenti della scuola pubblica, che consentano ai ragazzi e alle famiglie di fare le loro scelte in modo consapevole. Per questo avremmo bisogno di un salto di qualità, di scelte politiche e culturali precise, abbandonando logiche burocratiche e di mercato per sviluppare un pensiero e costruire identità di scuola forti e definite. Le intelligenze per farlo le abbiamo. E la volontà?