Mi chiede appuntamento una mamma. «Mia figlia è a disagio in classe perché viene bullizzata». «Signora, oggi si parla di bullismo per qualunque cosa. Mi fa capire di cosa stiamo parlando?». «Lei ogni tanto salta le interrogazioni programmate. So che questo non va bene e che fa arrabbiare i compagni. Però alcuni reagiscono con parole offensive. Mia figlia sta facendo molte assenze, non vorrebbe più venire a scuola. Devo forzarla». Apro il registro, effettivamente le assenze sono tante. Però i voti sono discreti. «Provo a parlare con sua figlia per capire meglio la situazione». Chiamo la ragazza. Si presenta nascosta nel suo cappuccio. Gentile, come la madre. «Ho parlato un po’ con tua mamma, ma mi racconti la cosa dal tuo punto di vista?». «Ogni tanto non rispetto le interrogazioni programmate, ma non solo io. Questa cosa ci fa litigare. Specie nelle chat». «Ne avete discusso in classe?». «Sì, ma non si risolve nulla». «Le interrogazioni programmate si fanno perché possiate organizzarvi meglio nello studio. Se poi non le rispettate, è naturale che ci siano polemiche. Il tuo comportamento non è corretto, però dimmi se qualcuno esagera nei toni». «Qualcuno esagera». «Allora decidiamo insieme cosa fare. Posso chiamare quelli che secondo te esagerano e cerchiamo di chiarire la cosa. Oppure posso venire in classe e ne parliamo apertamente tutti. Oppure te la risolvi da sola». Mi dice che preferisce che io non intervenga. «Se tu non vuoi, io non intervengo. Però prova a gestire diversamente la situazione. Mancano due mesi alla fine delle lezioni, hai buoni voti, sarebbe un peccato che venissi bocciata per le assenze. Vieni a scuola e fai le verifiche che devi fare. Questo può consentirti di salvare l’anno e magari ti aiuta a migliorare il rapporto con le compagne. Poi, se a fine anno sei sempre a disagio in classe, valutiamo insieme cosa fare». Dice che va bene. «Guarda che ti tengo d’occhio. Se vedo che non vieni a scuola, ti vengo a cercare a casa». Sorride.
Naturalmente non so cosa accadrà. Nessuno di noi sa mai se ha trovato le parole e i toni giusti per produrre un cambiamento. Nessuno sa mai davvero cosa i ragazzi si portano dentro, come elaborano i nostri gesti. Ma noi possiamo fare solo questo. Cercare di aprire un dialogo e stare vicini. Poi loro faranno le loro scelte. Come vogliono, come possono.