Quando ho iniziato la mia esperienza da preside, ho chiesto agli insegnanti di mandarmi un po’ di studenti e ci siamo chiusi in un’aula. «Ragazzi, sono appena arrivato e non conosco la scuola. Mi aiutate a capirla? Mi dite cosa ne pensate, cosa funziona e cosa non funziona? Perché vi siete iscritti qui? In cosa la scuola ha mantenuto o deluso le vostre attese?». E loro mi hanno raccontato che i computer erano vecchi, che la struttura cadeva a pezzi, che si erano iscritti per le lingue ma non viaggiavano mai. Alcuni hanno aggiunto: «Facciamo la quinta e la scuola è uguale a quando eravamo in prima. Ci hanno fatto tanti discorsi, ma non è cambiato nulla». Si percepiva la delusione per le promesse mancate, la convinzione che degli adulti non ci si potesse fidare. Negli anni abbiamo provato a fargli cambiare idea.
Ho ripensato a quell’incontro ascoltando Greta sui nostri bla bla bla. Un’accusa rivolta principalmente ai governanti, ma che in realtà interroga tutti noi, bravissimi con le parole, un po’ meno con i fatti. Politici moralmente intransigenti con gli altri e non con loro stessi. Genitori che pretendono di spiegare ai figli che il fumo fa male tenendo la sigaretta in bocca o di andare piano con il motorino mentre corrono in auto. Insegnanti che chiedono agli studenti di essere puntuali ma poi arrivano in ritardo, che ritirano i cellulari ma tengono acceso il loro, che esigono di essere ascoltati ma non ascoltano mai.
Almeno noi a scuola dovremmo smetterla con i bla bla bla. Perché l’educazione non si fa con le prediche, si fa con la testimonianza di sé. Passa attraverso i nostri comportamenti, la coerenza tra quello che diciamo e quello che facciamo. L’apprendimento vero è esperenziale. Lo abbiamo capito bene in tempo di pandemia, quando le esperienze ci sono mancate e abbiamo fatto educazione con i bla bla bla. «Non mi è rimasto niente», ci hanno ripetuto in massa i ragazzi. Studiare la scienza in laboratorio, imparare le lingue andando all’estero, sperimentare il teatro sul proprio corpo sono esempi di apprendimento reale e duraturo nel tempo.
Forse dovremmo cambiare narrazione. «Quello è uno bravo, senti come parla bene», abbiamo ripetuto troppo spesso. «Quello è uno bravo, guarda cosa ha fatto nella vita», potremmo cominciare a pensare. Le chiacchiere lasciamole ai mediocri.