Se si guarda con obiettività la vicenda del Coronavirus in Italia, appare piuttosto evidente che il nostro Paese se la sia cavata bene durante la prima ondata in primavera e meno bene nella seconda in autunno. Il rapido aumento dei contagi delle ultime settimane racconta che ci sono stati errori da parte di tutti, cittadini e istituzioni. È diventato così inevitabile per il Governo adottare misure restrittive, che si sarebbero potute evitare se ognuno avesse fatto il proprio dovere.
Sui provvedimenti di questi giorni, però, sono divampate le polemiche. In particolare continua a far discutere la chiusura delle scuole. Ancora ieri ci sono state manifestazioni contrarie in molte città italiane da parte del movimento “Priorità alla Scuola”. A questo punto comunque occorre prendere atto delle decisioni del Governo e augurarsi che producano gli effetti sperati. Ma nel frattempo è importante mobilitarsi e chiedere di non farci trovare di nuovo impreparati come è accaduto a settembre. È urgente soprattutto potenziare le Asl e riorganizzare i trasporti pubblici. Perché corriamo il rischio di uno scenario che sarebbe davvero inaccettabile: quello di trovarci tra qualche settimana con una riduzione dei contagi, ma nell’impossibilità di riaprire le scuole e il Paese per paura dell’affollamento su autobus e treni e per la difficoltà degli Uffici di Igiene di gestire con tempestività i casi di Covid.
Conte ha detto pubblicamente che le scuole saranno i primi luoghi da riaprire quando le condizioni epidemiologiche lo consentiranno. Ma perché questo avvenga non bisogna stare inerti. Si convochi subito un tavolo tra enti locali, aziende di trasporto e scuole per trovare soluzioni organizzative adeguate e si mettano immediatamente le Asl in condizione di lavorare in modo efficiente. Abbiamo una responsabilità nei confronti di tutto il Paese e in particolare dei nostri ragazzi, che stiamo privando di molte esperienze di vita, costringendoli a stare per mesi in pigiama davanti a un video. Sarebbe imperdonabile se dovessero rimanere ancora in casa a lungo perché noi adulti non abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare.