I contagi in Italia sono stabili o in leggera risalita. Bisogna tenere alta la guardia, ma in questo momento siamo messi meglio di altri Paesi. In Toscana e in altre regioni le scuole hanno riaperto al 50%. Non è l’ideale, ma è un primo passo importante. Va detto con chiarezza che il modello toscano sta reggendo. Con il 50% degli studenti scaglionati in due turni di ingresso, i bus potenziati, gli steward alle fermate e l’obbligo di mascherina, si riescono a gestire le cose in sicurezza. Rimane un rammarico: se tutto questo si fosse fatto in estate, forse avremmo potuto evitare di chiudere le scuole in autunno. Ma tant’è.
Può sembrare retorico, ma vedere la scuola ripopolarsi di studenti e insegnanti è stato emozionante. Molti avevano gli occhi lucidi per il piacere di ritrovarsi. Un giorno dovremmo raccontare bene quello che sta succedendo, rispettandone la complessità. Una ragazza ha sorpreso una sua insegnante. “Per me il lockdown è stato bellissimo. «Bellissimo? Come bellissimo?» «Si, bellissimo. Finalmente ho incontrato i miei genitori. Li ho conosciuti davvero. Ho capito cosa pensano, ho ascoltato le loro storie». È un segnale significativo. Mostra che questo periodo va guardato senza preconcetti, se vogliamo coglierne tutte le sfaccettature e tutte le contraddizioni.
In questi giorni nel mondo della scuola si sta aprendo una discussione su come recuperare i ritardi prodotti dalla Didattica a Distanza. Credo sia sbagliato prolungare l’anno scolastico, come alcuni propongono, perché darebbe l’idea che studenti e insegnanti stanno lavorando poco. Non è così. Molti lavorano più del solito, con maggiore fatica e in condizioni di disagio. Ma è vero che scolasticamente raccogliamo meno. Quindi il problema esiste. A fine anno arriveremo tutti stanchi. Piuttosto che aggiungere lezioni e compiti, potremmo fare altro. Senza la pesantezza degli obblighi scolastici, a insegnanti e studenti potrebbero essere proposte, in modo facoltativo, occasioni per elaborare quello che è successo, in modo da ripartire a settembre in un modo diverso. Incontri e laboratori espressivi, ad esempio. Ci servono esperienze di vita reale o contesti che ci aiutino a costruire visioni nuove, scolastiche e sociali.