Qualche giorno fa su Repubblica Massimo Recalcati, facendo un’analisi psicologica critica dei Cinquestelle, afferma che quel movimento “ricalca le caratteristiche dei ragazzi che spesso non si rendono conto delle conseguenze di ciò che fanno”. Domani Augias, sempre su Repubblica, rincara la dose. “Vorrei aggiungere un’altra caratteristica, tipica anch’essa degli anni giovanili – la facilità del ricorso all’insulto”.
Non mi interessano in questo momento le analisi politiche. Personalmente faccio fatica oggi a riconoscermi in qualunque movimento o partito. Voglio solo dire che sono in profondo disaccordo sia con Recalcati che con Augias. Per due ragioni.
La prima. Dall’osservatorio della scuola, che mi consente di frequentare tanti ragazzi e tanti adulti, trovo che mediamente gli adulti siano più irresponsabili dei ragazzi. Quando vediamo un ragazzo che ha comportamenti poco corretti e poi incontriamo i genitori, in genere nella scuola commentiamo: “Ora si capiscono i comportamenti dei figli, anzi i ragazzi sono venuti su molto meglio di quei genitori”. In linea teorica il passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta dovrebbe rappresentare la transizione dal tempo dell’irresponsabilità a quello della responsabilità. Ma oggi questo non sembra essere vero. Tutti i giorni ci troviamo a fare i conti con il contrario.
La seconda. Ma siamo sicuri che gli adulti che si vestono in giacca e cravatta, che parlano bene, che frequentano i salotti giusti, che abitano i luoghi del potere, che sono competenti e razionali siano davvero responsabili e facciano sempre il bene del Paese? I cambiamenti nella storia sono avvenuti anche da parte di persone considerate irresponsabili, che agivano in modo scomposto, che disturbavano la quiete pubblica, che usavano un linguaggio trasgressivo. E molti di loro erano giovani. Gli esempi nella politica e nella cultura potrebbero essere innumerevoli.
Può darsi che mi sbagli, ma dietro alcuni dei ragionamenti di apparente razionalità e buon senso che ascolto in questi giorni, anche da persone autorevoli come Recalcati o Augias, che implicitamente criticano i giovani, vedo un po’ di ipocrisia e la difesa di una cultura perbenista che ritengo la causa principale dell’immobilismo sociale, culturale ed economico del nostro Paese.