In questi giorni molte scuole organizzano spettacoli per la fine dell’anno scolastico. E si assiste spesso a scene delle quali francamente si farebbe volentieri a meno. Bambini ed adulti senza talento si esibiscono sul palco per alimentare la vanagloria di genitori, docenti e presidi deliranti in platea. Gente stonata si cimenta in canti azzardati e corpi si dimenano senza motivo convinti di stare ballando. Per non parlare della scelta delle scenografie o delle musiche. Il problema si pone quando tutto questo pretende di avere velleità artistiche ed è invece autoprodotto o coordinato da personale esterno senza alcuna competenza specifica. Perché non ci domandiamo se tutto questo abbia un senso o cosa invece si potrebbe fare di sensato?
Qualche volta, ad esempio, potremmo mantenere un minimo di pudore e decidere semplicemente di abolire questi riti tristi, che spesso alimentano solo il cattivo gusto. Oppure potremmo evitare di attribuire ad essi pretese artistiche e farne invece un’occasione per divertirci e riflettere su quello che abbiamo fatto nel corso dell’anno. Un momento per stare insieme, nel quale ognuno dice e fa quello che si sente. Una cosa semplice, ma con un importante significato educativo. Oppure, ancora, potremmo organizzare un evento finale che abbia un vero valore artistico. Ma allora dovremmo lavorarci nel corso di tutto l’anno scolastico e affidare a persone competenti la realizzazione di uno spettacolo di qualità, che valorizzi gli studenti e il personale della scuola. Perché la qualità non si improvvisa.
Insomma, ci possono essere diversi modi accettabili per organizzare un dignitoso spettacolo di fine anno nelle scuole, se si vuole fare. Purché rimangano due punti fermi: che lo realizzino insieme adulti e ragazzi e che mantenga un profilo alto.