Mi raccontano di un incidente avvenuto davanti alla scuola. Cerco di saperne di più. Emerge che sono coinvolte due studentesse della scuola. Non si riesce però a scoprire i loro nomi. Poi bussano alla porta. Entra una ragazza, molto agitata. «Buongiorno preside, come sta l’altra studentessa coinvolta nell’incidente? Ero in macchina, mi sono spostata per un’auto parcheggiata e l’ho urtata mentre arrivava in motorino. È rimasta a terra. Le sono stata vicino fino all’arrivo dei soccorsi». «Ma come sta?» ripete preoccupata. «Sembra sia andata via in codice verde. Ma bisognerà attendere gli esami». «Comunque era lucida. Aveva dolore, ma muoveva mani e gambe». «Allora vedrai che non sarà grave. Le assicurazioni decideranno le responsabilità, ma l’importante è che non vi siate fatte troppo male. Stai tranquilla, se ho notizie, ti faccio sapere». Quando esce, chiamo una persona di fiducia, le chiedo di andare nella classe della studentessa in ospedale per sentire se hanno aggiornamenti. Mi racconta poi che le compagne non sapevano nulla e sono entrate in agitazione. Alcune hanno pianto. Dopo alcuni minuti, due amiche vengono in presidenza. «Le abbiamo scritto, ma non ci risponde». «Ragazze, è normale. Le staranno facendo controlli. Aspettiamo un po’. Se ho notizie, vi chiamo. Se le avete prima voi, comunicatemele, per piacere». In tarda mattinata ritornano. Hanno saputo che la compagna dovrà rimanere in osservazione, ma dovrebbero dimetterla presto. Sono più serene. Il giorno dopo scopro che sono andate in ospedale per stare con lei. Nel frattempo la madre mi scrive una mail molto gentile per informarmi della situazione di salute della figlia, che presenta criticità, ma dovrebbe risolversi. Chiamo allora la coordinatrice di classe. Le chiedo di tenersi in contatto con la famiglia. E poi di avvisare i colleghi, invitandoli a risparmiare alla ragazza, che ha ottimi voti, lo stress di compiti e interrogazioni. Poi chiamo la studentessa che guidava l’auto per rassicurarla. «Le ho provato a scrivere sui social, ma inutilmente». «È comprensibile, è troppo presto. Lasciamo passare qualche giorno perché si riprenda, poi ti diamo il numero di telefono e la chiami. Credo le farà piacere. È stato un incidente, può capitare».
È una piccola storia di scuola. Ma è anche da queste piccole storie che possiamo tessere il filo del nostro essere comunità.