Con lo psicologo della scuola ci confrontiamo spesso su quello che succede. «Caro preside, stavamo cominciando a uscire dalla pandemia e adesso siamo entrati nel tunnel della guerra. L’ansia di adulti e ragazzi trova purtroppo nuova linfa». «Sì, percepisco anch’io un malessere che torna a crescere. Oltre al dramma in sé della guerra, molto di quel malessere, come per il Covid, è legato all’incertezza del domani. Vivere una situazione difficile sapendo come affrontarla e quanto durerà è una cosa. Vivere invece una situazione difficile che sfugge al nostro controllo e che non sappiamo quanto durerà getta molti nel panico». Stiamo rischiando di togliere ai ragazzi la possibilità di immaginare il futuro. Cosa può fare la scuola per aiutarli?
Certamente è utile attivare un sostegno psicologico. Ma, di fronte a un evento inquietante come la guerra, c’è bisogno anche di altro. C’è bisogno innanzitutto di capire. La conoscenza e la consapevolezza diventano indispensabili per scongiurare paure irrazionali. In questi giorni al Marco Polo abbiamo organizzato un incontro con esperti di politica internazionale e abbiamo chiesto loro di darci una mano a comprendere le ragioni di quanto sta accadendo in Ucraina, di proporci strumenti per leggerne la complessità. L’incontro ha avuto molto successo, è stato seguito con attenzione da insegnanti e studenti. Naturalmente è rimasta una legittima preoccupazione, ma capire meglio le cose ci è servito. È importante che la scuola faccia il suo mestiere. Studiare, sviluppare lo spirito critico, evitare le semplificazioni. “Preside, volevo ringraziarla per l’incontro sulla guerra. Io sono ucraina», mi dice una studentessa. L’informazione e il sostegno servono agli ucraini. Ma anche ai nostri studenti russi. E a quelli italiani. E a tutti gli altri. E poi ai professori. E ai genitori.
Nei prossimi giorni, nelle scuole promuoviamo la conoscenza. E proviamo a creare un sentimento collettivo su valori condivisi. Evitando sciocchezze come quella di bandire la cultura russa, che sta circolando in queste ore. La guerra si combatte con la pace. Abbiamo tutti il dovere di costruire mondi di pace. Mettendo insieme culture diverse, persone di nazionalità diverse. A partire dai cittadini russi e ucraini che abbiamo intorno. Il resto spetta ai governanti. Che speriamo si comportino in modo diverso dal passato.