Il mio intervento della scorsa settimana ha avuto migliaia di condivisioni e suscitato un vivace dibattito. Raccontava di un ragazzo che prima ha insultato il preside e poi, non potendo entrare a scuola per aver superato il numero massimo di ritardi previsti, ha chiamato i carabinieri. Probabilmente il successo di quel pezzo è il segno di un’insofferenza diffusa verso i comportamenti scorretti. Alcuni commenti però inquietano. Reclamano il pugno duro e misure esemplari. Ma la scuola non è una caserma. Non servono uomini forti. Servono invece adulti coerenti, che diano l’esempio e facciano rispettare le regole. Perché i Bambini-Re non sono tutti orfani. Sono il risultato di genitori e insegnanti che hanno consentito a loro cose che ad altri non sono consentite. Quei ragazzi chiedevano ascolto e noi abbiamo dato privilegi. E’ così che abbiamo messo sulle loro teste una corona che li ha fatti sentire diversi e onnipotenti. Se vogliamo veramente aiutarli, a quei bambini dovremmo togliere la corona, restituendo il diritto ad essere trattati come gli altri. Per farlo, potremmo seguire un principio semplice: dare a tutti la giusta attenzione. Cominciando però da chi ogni giorno fa la fatica di comportarsi correttamente.