Vengono a parlarmi le rappresentanti degli studenti. «Buongiorno preside, vorremmo richiedere un’assemblea». «Certo, è un vostro diritto». «Vista la situazione della pandemia, pensavamo di farla online e mandarla in diretta su Youtube, con interventi di esperti esterni a distanza. Una si collegherebbe addirittura dalla Spagna». «La diretta online visibile a tutti mi sembra una formula coraggiosa. Su quale tema?». «Avevamo pensato alla pornografia. Possiamo?». «Certo, non dovete chiedermi il permesso. Mi fa piacere se ci confrontiamo, ma l’assemblea è uno spazio vostro. Siete libere di organizzarla come credete. È un modo per assumervi le vostre responsabilità. La scuola è un luogo dove si deve poter parlare di tutto, anche di un tema delicato come la pornografia». «È una questione molto sentita tra noi ragazzi. Cercheremo di fare un po’ di storia. E poi rifletteremo sul porno etico, su come è possibile interpretare la sessualità e la pornografia in un clima di rispetto tra uomo e donna». Un paio di giorni fa l’assemblea degli studenti si è poi effettivamente svolta. I ragazzi hanno discusso con grande garbo, sviluppando un dialogo interessante e civile.
In questi giorni mi è capitato di vedere in televisione una trasmissione in cui si parlava di gender fluid. Un mondo di cui noi adulti sappiamo poco, ma che interessa molto gli adolescenti. Ho scoperto cose che non conoscevo, come la crescita di negozi che propongono moda genderless. Per molti ragazzi l’abbigliamento non sembra più essere lo strumento attraverso il quale passa il riconoscimento ad un’appartenenza sessuale precisa. Nella stessa trasmissione, una madre incinta pensava di dare al futuro nascituro un nome che gli lasciasse aperta la scelta sulla propria identità di genere. «Abbiamo deciso di chiamarlo Andrea», dichiara.
Il tema della sessualità racconta più di altri che non conosciamo abbastanza i nostri ragazzi. Per questo è sempre più importante dar loro voce e offrire occasioni perché esprimano quello che pensano, quello che sentono, quello che sono. Se vogliamo una relazione autentica con i giovani di oggi, dovremmo imparare a guardarli e ascoltarli senza pregiudizi. Scopriremmo che sono molto diversi da noi e spesso migliori di come ce li immaginiamo.