Una ragazza in classe improvvisamente ha una crisi epilettica. Molto forte. Non ne aveva mai avute. Panico tra compagni e insegnante. Fanno il possibile per prestarle un primo aiuto, poi chiamano i soccorsi e la famiglia. Nel frattempo la studentessa si riprende. Le convulsioni sono un trauma, per chi le vive e per chi si trova vicino. Nel giorni successivi la ragazza viene ricoverata per accertamenti. Intanto si avvicina il momento in cui la sua classe andrà in viaggio all’estero per una settimana. Il giorno prima della partenza lei è ancora in ospedale, ma sta per essere dimessa. Si apre un confronto sulla sua partecipazione tra scuola, famiglia e medici.

Gli insegnanti e io siamo perplessi. Non ci sembra opportuno, visto quello che è avvenuto solo qualche giorno prima. C’è il rischio di un’altra crisi, che noi non siamo preparati a gestire, soprattutto all’estero. La ragazza vorrebbe andare, ma si rende conto della situazione. La madre oscilla tra prudenza e tentazione di accogliere il desiderio della figlia. Mi passano i medici al telefono e parliamo a lungo. Mi riferiscono che la ragazza ha iniziato una terapia, che una crisi potrebbe ricapitare, ma è improbabile. Aggiungono che, in caso di convulsioni, non c’è da fare nulla, solo accertarsi che la ragazza non si faccia male. La crisi rientra quasi sempre da sola. Poi sottolineano che gli epilettici hanno diritto a una vita normale e ci invitano a non stigmatizzarli. Per rassicurarci, una dottoressa gentile mi lascia il suo numero di cellulare. Secondo i medici la ragazza può partire. La stanno per dimettere. È pomeriggio. La mattina dopo alle sei c’è il ritrovo per andare in aeroporto. Risento gli insegnanti accompagnatori. Con ammirevole spirito di servizio, confermano la loro disponibilità nonostante le difficoltà.

In serata parlo con madre e figlia, rientrate a casa da poco. La ragazza è provata, ma vorrebbe partire, anche per uscire dal brutto periodo. Allora decido di mettere da parte le mie perplessità e la incoraggio, dicendole che la scuola la sosterrà. Mi rassicura sapere che le sue amiche del cuore saranno con lei e la supporteranno. Il giorno dopo parte regolarmente. Adesso è in viaggio e confidiamo che andrà tutto bene. La collaborazione tra istituzioni scolastiche, sanitarie e famiglia è stata preziosa. Ha consentito di prendere una decisione condivisa, cambiando le posizioni iniziali. Dovrebbe essere sempre così. Per il bene dei ragazzi.