La distanza moltiplica il bisogno di comunicare, il desiderio di dirsi delle cose. Ecco cosa scrive una studentessa a una sua insegnante. «Data la situazione, ne approfitto per dirle due parole. Non mi è mai andata giù la scuola, per un motivo o per un altro, non ho mai avuto voglia di studiare. Tant’è che il primo anno bocciai perché facevo un sacco di “forche”. Ma non qui, ero in un altro istituto che non mi piaceva. Quando sono arrivata in questa scuola ho avuto l’aiuto che non avevo ricevuto nell’altra. Quel sostegno mi ha permesso di andare avanti e di arrivare fino a dove sono oggi. Mi sento fiera di quello che ho fatto in questi anni e di come sono cambiata. E questo, professoressa, è merito di tutti voi insegnanti che mi avete sempre appoggiata senza mai darmi contro. In questi cinque anni ho imparato ad apprezzare la scuola. È un regalo. Nonostante tutto, ho capito che non è solo “studiare”, è anche imparare a stare bene insieme, alunni e professori. Questo periodo mi ha fatto tanto riflettere su questo. E mi manca onestamente anche stare in classe a ridere e scherzare tutti quanti. Mi sarebbe piaciuto passare l’ultimo anno meglio di così. Come le avevo già detto, questa situazione per me un po’ è positiva, mi sta aiutando ad affrontare meglio lo studio e ad organizzarmi con le materie e per questo sono contenta! Le auguro Buona Pasqua e grazie ancora». In questi giorni ho dichiarato che nella scuola a distanza ci sono cose positive. Alcuni ragazzi sembrano esprimersi meglio dietro a uno schermo, raccontano di sentirsi meno imbarazzati. Ma una studentessa è intervenuta per dissentire. «Capisco quello che dice, preside. E capisco che alcuni ragazzi si trovino meglio così. Ma la scuola vera è quella in presenza, quando sono insieme ai miei compagni e ai miei prof. Magari c’è un po’ più confusione, ma non importa. La scuola è quella e mi manca molto». E’ paradossale. I nativi digitali ci segnalano i limiti della tecnologia, ci ricordano il piacere e il valore dello stare insieme fisicamente, adulti e ragazzi. Adesso che siamo distanti, riconoscono e apprezzano di più la presenza. Forse emotivamente siamo tutti ugualmente vicini, ma il corpo ha un valore in sé che va considerato. Anzi, riconsiderato. Per questo dispiace sapere che probabilmente quest’anno non si rientrerà a scuola e non ci si potrà nemmeno salutare. Per questo però è fondamentale che almeno l’Esame di Stato non sia online. Ci sarà solo un colloquio, che si potrebbe gestire in assoluta sicurezza facendo entrare un candidato alla volta. Facciamo un appello alla Ministra perché la maturità si faccia in presenza. Abbiamo tutti bisogno di ritrovarci vicini di persona, di restituire a noi e ai ragazzi il segno di una normalità ritrovata. Perché non ricominciare allora dando il rispetto che merita al primo vero rito di passaggio della nostra vita?