Mi telefona un insegnante. «Preside, volevo chiederle una cosa. Abbiamo una situazione difficile, una studentessa che soffre da tempo di depressione. Agli scrutini di giugno, nonostante un quadro critico, abbiamo deciso di rimandarla per darle una possibilità. Con la collega di francese ora vorremmo darle una mano. Ci piacerebbe aiutarla a prepararsi per gli “esami di riparazione”. Io sono da poco nel mondo della scuola. Possiamo farlo? Non vorrei andare contro la legge». «Professore, non sarebbe corretto dare lezioni private a pagamento a una propria studentessa. Ma immagino non sia questo il caso». «No, certo. Lo faremmo volontariamente perché abbiamo a cuore la ragazza. E’ una persona straordinaria, molto corretta, che è dentro una sofferenza profonda». «Mi scusi se mi permetto di chiederglielo. Lei insegna scienze motorie, conosce le materie in cui la ragazza è stata rimandata?» «Francamente poco. Ma le studierò con lei. Ho sentito i colleghi, credo di poterla aiutare a imparare e ripetere. Naturalmente la ragazza farà anche i corsi di recupero con i docenti delle singole discipline». «Sono commosso dallo spirito che vi anima. Non solo non fate una cosa contro legge, ma interpretate nel modo più puro il senso del nostro lavoro». Chiamo poi anche l’insegnante di francese, coordinatrice della classe. «Quello che le ha riferito il collega corrisponde al vero. Questa ragazza è particolare. Le siamo tutti molto legati per il suo modo di essere e per il disagio che sta vivendo. Il giorno dopo la pubblicazione degli scrutini finali ho incontrato lei e i suoi genitori. Nei loro occhi c’era la felicità di non essere stata bocciata e la gratitudine verso la scuola che le ha dato un’opportunità. Quello sguardo è stato sufficiente a ripagarmi di un anno di lavoro. La ragazza mi ha detto che avrebbe cercato di cogliere quella opportunità, ha capito che poteva rappresentare uno stimolo a uscire dal tunnel in cui si trova. Sappiamo tutti cosa è la depressione e la difficoltà di uscirne. Per questo con il collega abbiamo deciso di starle vicino e di accompagnarla in questo percorso. Sperando che, tramite il recupero della studentessa, possa arrivare anche il recupero della persona. Questa ragazza davvero merita tutto il nostro aiuto. E noi glielo diamo volentieri». Non credo servano commenti di fronte alle parole e alle azioni di questi due insegnanti. Chi, come me, ha la fortuna di utilizzare uno spazio pubblico ha il dovere di raccontare. L’opinione pubblica avrebbe il dovere di rispettare il loro lavoro, evitando i troppi luoghi comuni sula scuola. E i politici dovrebbero ricordarsi più spesso di chi ha il difficile compito di educare quando decidono gli investimenti e le priorità del Paese. Se tutti facessimo il nostro dovere come lo stanno facendo quei due insegnanti, saremmo certamente un Paese migliore.