La scuola pubblica non vive un periodo facile. Ma forse periodi facili non ne ha mai avuti. Non serve elencare tutte le cose che non funzionano, né aggiungere altre lamentatio alle tante che già ci sono. Però ogni tanto bisogna dire che, come gli ospedali e altri servizi pubblici essenziali, si regge soprattutto sulla buona volontà e il sacrificio dei singoli. Una cosa sempre più intollerabile. Non si capisce perché il cosiddetto Sistema, che poi alla fine è sempre fatto da persone in carne e ossa, non ascolti le grida d’aiuto che arrivano quotidianamente dalle trincee della società.

Ogni giorno nella scuola presidi, insegnanti e Ata, a mani nude, lottano contro mille follie burocratiche per cercare di garantire agli studenti un servizio dignitoso. Davvero non ci si rende conto di quanto tempo e di quante energie vengano persi in pratiche inutili, di quanta fatica si faccia contro mulini a vento e muri di gomma che prendono le forme più disparate. Così succedono cose inaccettabili. Che alcune scuole rinuncino a finanziamenti perché non ce la fanno a stare dietro a tutte le procedure. Che rimangano gravi problemi strutturali nonostante le mille segnalazioni su infiltrazioni d’acqua, bagni guasti, termosifoni rotti, ecc. Che docenti non attivino progetti per le troppe carte da riempire. Che il personale Ata non dia disponibilità a fare cose che vadano oltre l’ordinaria amministrazione. Che non si facciano i viaggi di istruzione per paura delle responsabilità.

Tutto questo va a discapito di bambini e ragazzi, naturalmente. La burocrazia ci rende più stressati e ci toglie tempo per loro, produce ambienti inadeguati e una didattica più povera. E poi c’è un’altra questione. Manca personale, che andrebbe selezionato e formato meglio, pagato di più e valutato in modo serio e condiviso.

Ma, nonostante tutte le difficoltà, la scuola pubblica continua ad avere un valore inestimabile. Non esiste altro luogo dove si incontrano ogni giorno e per molte ore ragazzi e adulti, italiani e stranieri, ricchi e poveri, laureati e persone poco istruite, cosiddetti disabili e normodotati. Un laboratorio di comunità che non ha eguali. Un luogo di crescita straordinario.

Una società che funziona non ha bisogno di eroi, si dice. Ma la nostra non funziona. E, in attesa che qualcuno la faccia funzionare, gli eroi ci servono. Nelle scuole, insieme a gente che ha sbagliato mestiere, di eroi se ne trovano molti. Forse ogni tanto dovremmo ringraziarli. Perché a loro si deve se abbiamo ancora qualche speranza di futuro.