Faccio un giro nelle classi per augurare un buon anno scolastico. Dopo un po’ mi ferma un’insegnante, che riporta, divertita, il commento di alcuni studenti: «Strano però, non ha la faccia da preside». Riflettevo su come è fatta una faccia da preside e mi sono venute in mente alcune scene di quando ho cominciato questo lavoro. Convocando i ragazzi per i motivi più disparati, la reazione era sempre uguale: «Preside, cosa ho fatto di male?». Accadde anche con la studentessa migliore della scuola, che avevo chiamato semplicemente per assegnarle una borsa di studio. Ed era la stessa storia con gli insegnanti. «Mi ha fatto cercare? C’è qualcosa che non va?». Qualche anno fa chiesi ai miei ragazzi: «Ma perché chiamate “sbirri” i poliziotti?». «Perché ci fermano solo quando sbagliamo: le occupazioni, le canne, le trasgressioni con il motorino. Non li troviamo mai dalla nostra parte». Chi ha un potere è percepito come un nemico. Ha la “faccia cattiva” e cerca una ragione per punirti. Ma il potere dovrebbe essere servizio, non esercizio dell’autorità. Nella società e nelle scuole. Stiamo al fianco dei nostri studenti e dei nostri insegnanti, non contro. E cominciamo a dire “bravo” ai tanti che se lo meritano.