«Ciao Eleonora». «Buongiorno, preside. Cosa è successo?». «Cosa pensi sia successo?». «Non so, non mi sembra di aver fatto nulla di male». «Sei sicura?». «Sì, mi pare di sì». «Allora puoi stare tranquilla. Ma pensi che in presidenza si venga chiamati solo quando si fanno cose brutte?». «No, no». «Tu studi?». «Sì». «Allora mi sa che è per quello». Sorrido e a quel punto le rivelo il segreto. «Tutti gli anni la scuola assegna 400 euro agli studenti che hanno avuto i voti migliori nell’anno precedente. E tu hai avuto la pagella più alta del tuo anno di corso. Complimenti!». «Grazie». «Mi raccomando, continua a studiare». «Sì, certo». Prende l’assegno ed esce rasserenata. Convoco altri studenti per lo stesso motivo e la scena si ripete. Al di là della tenerezza di questi dialoghi, c’è qualcosa che non torna e che mi lascia amareggiato.
Oggi la narrazione prevalente nell’opinione pubblica racconta che siamo una società di adulti buonisti e permissivi, che crescono ragazzi viziati. Eppure questi studenti che arrivano in presidenza e si aspettano di essere rimproverati dicono altro. Dicono che, ancora nel 2020, la percezione che hanno di noi è sempre quella di adulti bacchettoni che amano bacchettare. Evidentemente mostriamo quella faccia, ci rivolgiamo a loro solo per sottolineare gli errori, i comportamenti sbagliati.
Naturalmente siamo tutti d’accordo che gli adulti debbano far pesare la propria esperienza e la propria competenza nel dialogo educativo. E anche che abbiano il compito di indicare le “norme” che servono ad accompagnare correttamente il processo di crescita dei ragazzi. Ma le relazioni hanno bisogno di dialogo, di serenità, di rispetto e riconoscimento reciproci. I ragazzi che si rivolgono a noi a testa bassa raccontano ancora di una scuola vecchia, di una società rimasta con una vocazione autoritaria. La vera scommessa dell’educazione è quella di far crescere giovani a testa alta, capaci di avere un’identità autonoma, di portare avanti le loro idee, di difendere i loro diritti. Dietro le teste basse dei ragazzi si nascondono i nostri fallimenti.