Scena uno. “Babbo, ho preso quattro a matematica.” “Da domani videogiochi proibiti e cellulare sequestrato. E non mi chiedere di uscire con gli amici.” Scena due. “Babbo, ho preso otto a matematica.” “E allora? Hai fatto solo il tuo dovere.” “Hai fatto solo il tuo dovere” è una delle frasi che i ragazzi detestano sentirsi dire. “Gli adulti ci considerano solo quando ci comportiamo male. Se invece facciamo delle cose buone, non ci apprezzano mai. A volte nemmeno se ne accorgono.” “L’altro giorno la prof mi ha interrogato e mi ha dato un’insufficienza. E’ stato giusto, non avevo studiato. La volta dopo mi sono messo sotto e sono andato volontario. Risultato? Ho preso di nuovo un’insufficienza. Allora è inutile, tanto vale che non studio.” Qualche tempo fa una ricerca riportava il punto di vista degli studenti sugli insegnanti. I giudizi sulla preparazione e la capacità di spiegare si dividevano. Ma tutti concordavano nel dire che i professori si fanno all’inizio un’idea di un ragazzo e poi non la cambiano più. “Quella prof ce l’ha con me. Io e la mia compagna abbiamo fatto lo stesso compito perché, lo ammetto, abbiamo copiato. Io però ho preso 5 e lei 7. Solo perché io sono stata bocciata l’anno scorso e la prof non si fida”. È fondamentale restituire ad un adolescente una valutazione corretta dei suoi errori, ma soprattutto delle sue capacità. Perché i suoi risultati dipenderanno molto dalle nostre aspettative. E’ la profezia che si autoavvera, dimostrata da innumerevoli ricerche. “Sei il solito incapace”, si sente spesso dire. Senza rendersi conto che è il modo migliore per produrre tanti incapaci. Se ci aspettiamo poco, i ragazzi daranno poco. Se invece crediamo in loro, impareranno a credere in loro stessi e daranno il meglio di sé.