L’anno si chiude con le dimissioni del ministro dell’Istruzione Fioramonti e la nomina di Lucia Azzolina al suo posto per la scuola. Vedremo quali risultati concreti porterà a casa la nuova ministra. Intanto Fioramonti si è dimesso perché il Governo non ha investito le risorse che lui riteneva necessarie e che aveva richiesto. Si potrebbero fare una serie di considerazioni, ma rimane il dato di fondo. La scuola non è quasi mai una priorità dei Governi e quindi gli investimenti non sono adeguati. Infatti, come è noto, siamo agli ultimi posti nella graduatoria dei Paesi sulla base delle spese per l’istruzione. Oltretutto manca quel minimo di stabilità politica che ci consentirebbe di uscire dalla continua emergenza. Per cambiare davvero le cose servirebbe un respiro lungo. E noi invece lo abbiamo sempre corto, a volte cortissimo. Nel solo 2019 abbiamo avuto ben tre ministri dell’Istruzione. Così evidentemente si va poco lontano. Oltre al respiro lungo, alla scuola servirebbero idee forti e risorse importanti. E noi non abbiamo (da tempo) né le une né le altre.
Il mondo della scuola in realtà ormai nemmeno si illude più. Nessuno si aspetta che le cose possano cambiare davvero. Siamo a discutere di qualche euro in più o in meno nei contratti. Qualcuno esulta se si cancellano gli ultimi residui della Buona Scuola. Altri si appassionano al tema delle buste all’esame di maturità. Diciamo la verità, si parla di quisquilie. Vogliamo un rinnovamento reale? Allora mettiamo sul tavolo incrementi significativi di stipendio per gli insegnanti, dai 200 euro netti in su, in cambio di un innalzamento della professionalità, che preveda un vero obbligo di formazione e verifiche serie su come lavoriamo. Le verifiche serie presuppongono che qualcuno venga a scuola e controlli la qualità di quello che facciamo. Ma di persona, non attraverso le carte, che spesso sono aria fritta e su cui si può benissimo barare. Creiamo poi meccanismi che consentano di valorizzare gli insegnanti e il personale Ata che si danno più da fare. Assegniamo risorse alle scuole per attuare sperimentazioni didattiche, compresenze, flessibilità orarie. Riduciamo il numero di alunni per classe. Consentiamo alle scuole di essere più autonome nel reclutamento del personale, liberandole almeno da alcuni dei vincoli e degli automatismi delle graduatorie, in modo che chi ha lavorato bene possa essere richiamato. Cambiamo gli organi collegiali, che ormai sono vecchi e non funzionano più. Creiamo una scuola in cui il dirigente scolastico abbia maggiore autonomia gestionale, gli insegnanti siano più liberi di fare il proprio lavoro, studenti e genitori abbiano più voce in capitolo. Le strade per cambiare ci sono, ma serve coraggio. Il coraggio di liberarsi dalle gabbie ideologiche del passato e del presente per costruire insieme una scuola più giusta ed efficiente.