Sono settimane di esami all’Università. Un dettaglio mi ha colpito. Quando vanno male, gli studenti ricevono spesso la notizia con la dicitura “respinto”. Un termine che trovo fuori luogo per molti motivi. Intanto è umanamente scortese. Poi è “tecnicamente” scorretto. Respinto si riferisce alla persona. Ma i docenti, che siano di scuola o dell’Università, non valutano le persone, valutano le prove. Quindi sarebbe più opportuno dire qualcosa come “esame non superato”. Distinguere tra le persone e le prove è fondamentale. Se tu giudichi me, mi etichetti, mi dici che sono sbagliato, non mi aiuti a migliorare. Se giudichi la prova, distinguendola da chi l’ha svolta, consenti il cambiamento perché implicitamente dici che la stessa persona può fare prove diverse. Molti studenti a scuola raccontano dei loro insegnanti che “mi tratta come se fossi un numero, ma io non sono il quattro che mi ha dato”. Anche nello sport, di fronte alla violazione di una regola, si punisce il fallo, non la persona. Capire questo, in un contesto educativo, significa capire quasi tutto. Ma ancora si fa molta fatica.
Ho parlato pubblicamente dell’uso del termine “respinto” all’Università. Alcuni hanno reagito dicendo “sono sciocchezze lessicali, è la sostanza che conta, i ragazzi pensassero a studiare” oppure “una volta si usavano termini ben più pesanti e non è mai morto nessuno”. Non sono un fanatico del politicamente corretto, ma certamente ancora non diamo la giusta attenzione al nostro modo di esprimerci. Il linguaggio parla di noi, delle nostre idee e delle nostre sensibilità. Le parole possono essere un modo di prendersi cura degli altri o di ferirli. Quindi abbiamo il dovere di riflettere su come le utilizziamo.
Dire “respinto” a uno studente non va bene. È un termine brutto, che non si dovrebbe mai usare per le persone. Figuriamoci in un luogo di formazione. Per questo mi permetto di fare un piccolo appello all’Università. Cambiamolo. È un atto piccolo, facile da adottare. Ma è simbolicamente importante, un segno di una società diversa.
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